Disegnatore, pittore, incisore e illustratore italiano, precursore del movimento surrealista, durante gli anni della formazione, Martini realizza innumerevoli disegni, rivelando subito una particolare predilezione per la grafica. Pur dedicandosi alle matite grasse, realizza anche oli, acquarelli e tempere di piccolo formato grazie ai quali, superato il mero esercizio scolastico, raggiunge i primi validi risultati. I temi preferiti sono quelli della campagna trevigiana e dei contadini al lavoro: quindi l'uomo e il suo rapporto con la natura vista nel suo divenire (ad es. Antica gualchiera trevigiana, 1895).
Tra il 1894 e il 1896 realizza le quattordici chine acquerellate dell'”Albo della morte”, rivelando suggestioni culturali di matrice nordica. Nel 1895 inizia la prima serie di illustrazioni a penna in inchiostro di china per il Morgante Maggiore di Luigi Pulci, che, tuttavia, presto abbandona per dedicarsi alle illustrazioni per “La secchia rapita” di Alessandro Tassoni, continuate sino al 1903. Evidente, in queste opere, l'influsso della grafica manierista tedesca cinquecentesca (l'interesse per Dürer, Luca di Leida, Urs Graf, Hans Baldung detto Grien, e ammira Joseph Sattler) recuperata attraverso una peculiare lettura simbolista. Nel 1898 Martini soggiorna a Monaco e lavora come illustratore per le riviste Dekorative Kunst e Jugend. Determinante risulta, la primavera di quest'anno, l'incontro dell'artista con Vittorio Pica in occasione dell'Esposizione Internazionale di Torino: sarà il noto critico napoletano a sostenerlo d'ora in poi, proponendo la sua arte in ambito italiano ed europeo. Nel 1899 con i disegni per “Il poema del lavoro” partecipa alla III Biennale di Venezia, che verranno in seguito esposti a Monaco e a Berlino. A partire da questo anno esegue una serie di diciannove cromolitografie (cartoline postali illustrate, manifesti per Carnevale o veglioni e affiches pubblicitarie) per le case litografiche Longo e Zoppelli di Treviso.
Si tratta di lavori d'ispirazione vagamente liberty con evidenti richiami alla Secessione e al gusto preraffaellita inglese.
Il 1907 è un anno importante, grazie ai contatti intessuti da Vittorio Pica: infatti l'artista inizia l'illustrazione del “Vert-vert” di Gresset con due disegni a penna in inchiostro di china. Nel 1908 partecipa alla Mostra di belle arti di Faenza, nella sezione del "Bianco e nero", esponendo alcuni disegni della “Parabola dei celibi”, alcune illustrazioni per Poe e altre opere ispirate alla città di Venezia. A questo anno risale una fitta corrispondenza di Martini con lo scrittore simbolista russo Valerij Brjusov, conosciuto probabilmente durante il soggiorno a Monaco nel 1898. Presso l'editore londinese Heinemann viene pubblicato un volume di novelle di Perceval Landon, “Raw Edges - Studies and Stories of These Days”, contenente quattro illustrazioni di Martini. Nel 1912, incoraggiato da Pica, Martini si dedica alla produzione pittorica, facendo uso soprattutto della tecnica del pastello.
Esegue le "Sinfonie del sole" (”L'Aurora”, “La notte”, “I fiumi”) e il pastello “Farfalla gialla”, esempio delle numerose opere di questi anni caratterizzate dal tema della donna-farfalla. Il medesimo soggetto ricomparirà nel 1915, in una serie di litografie intitolata "Farfalle". Allo scoppio del primo conflitto mondiale, esegue 54 litografie intitolate Danza macabra, tramite le quali rivela il suo sentimento antitedesco. Stampate in formato cartolina, vengono distribuite tra gli alleati quale propaganda contro l'impero austroungarico. Agli anni 1919-20 risale l'interesse di Martini per il teatro: realizza infatti 84 disegni a penna e acquarello colorato e sei tavole a tempera per i costumi del balletto “Il cuore di cera”. In tale occasione l'artista si occupa anche della coreografia e del canovaccio letterario.
Deluso e amareggiato dall'ostilità dei critici italiani, che verso la fine degli anni venti sembrano ignorare i suoi lavori, Martini si trasferisce a Parigi ove trova amicizie altolocate e numerosi estimatori della sua arte. A Parigi, Martini rimarrà sino al 1934, a eccezione di qualche breve soggiorno in Italia e un viaggio a Berlino nel 1932. Nel periodo 1934-1940, a causa della precaria situazione finanziaria, Martini è costretto a rientrare a Milano. Qui, in occasione della triennale milanese, esegue il bozzetto per il trittico Battaglia d'uomini e demoni; con quest'opera si impegna a esaltare le conquiste del regime.
Allo stesso tempo però, soprattutto tra il 1935 e il 1936, rivela il suo acceso antinovecentismo tramite la pubblicazione sulla rivista "Perseo" di disegni, didascalie e vignette caratterizzati da una pungente vena satirica. Nel 1947 esegue dodici puntesecche raccolte sotto il titolo “Poema mitografico”.
L'8 novembre 1954 muore a Milano, all'Ospedale Fatebenefratelli. Lascia un testamento spirituale, auspicando l'istituzione di un museo dove custodire le memorie e i documenti del surrealismo italiano che è stato. Ora c'è la Pinacoteca Civica Alberto Martini di Oderzo.
Una selezione di opere di Alberto Martini disponibili in galleria.