1 Ottobre 2020

“Coazione a mostrare”: all’origine dell’impegno di Romana Loda a fianco delle artiste

di Raffaella Perna

«Nel 1973 Romana Loda firma una mostra intitolata Multimedia, sulle ricerche visive degli ultimi trent’anni. Siamo a Brescia, non a Parigi, ma questa mostra conta pezzi straordinari, scelti accuratamente, degni di un museo internazionale. È il successo. Incredibilmente, con il successo anche la crisi dell’autrice. “Cominciai a sentire”, scrive Romana, “un disagio opprimente”. E ripensa alla mostra, la analizza finché rimane “come folgorata da una constatazione...”. Non aveva inserito neanche una artista donna!»[1].

Così scrive, nel 1982, a proposito dell’attività curatoriale di Romana Loda la pittrice Simona Weller, autrice nel 1976 de Il complesso di Michelangelo. Ricerca sul contributo dato dalla donna all’arte italiana del Novecento, libro essenziale per comprendere la realtà di molte artiste, storiche dell’arte e galleriste operanti all’epoca in Italia. A partire da questa prima “folgorazione” – che può essere meglio definita come la presa di coscienza di un’intellettuale dotata di un forte spirito autocritico – Romana Loda inizia a sostenere attivamente un nutrito novero di artiste attraverso la sua galleria, la Multimedia di Erbusco, e con il suo lavoro di curatrice. Da questa nuova consapevolezza, a ridosso del 1973, Loda inizia a progettare la sua prima mostra pubblica di sole donne, “Coazione a mostrare”, tenutasi l’anno successivo, tra il 21 settembre e il 12 ottobre del 1974, presso il Palazzo Comunale di Erbusco, in un momento in cui progetti siffatti sono ancora episodi piuttosto isolati, perlomeno in Italia. Tra i non molti precedenti spicca, in questi anni, l’esperienza dell’artista e poetessa visiva Mirella Bentivoglio, che nel 1972 aveva curato, su proposta di Ugo Carrega e con un testo di Anna Oberto, l’“Esposizione internazionale operatrici visuali” al Centro Tool di Milano, mostra che con varie modifiche e ampliamenti viene successivamente spostata a Savona (1973) e a Roma (1974). Una lettera, sin qui inedita, spedita nel settembre del 1974 da Romana Loda a Mirella Bentivoglio chiarisce il rapporto di stima che le lega e documenta lo spirito di solidarietà e di collaborazione che nel corso del tempo ha consentito a entrambe di curare mostre significative – tra cui “Materializzazione del linguaggio”, ideata da Bentivoglio nell’ambito della Biennale di Venezia del 1978 –, superando strettoie economiche e difficoltà nella relazione con le istituzioni grazie a una ramificata rete di rapporti personali con altre artiste e curatrici. Ma la lettera è forse ancora più interessante perché getta nuova luce sulla genesi e sulle finalità dell’esposizione “Coazione a mostrare”, e perché chiarisce alcune questioni che nell’introduzione alla mostra Loda lascia invece inespresse: «Già a Bossico», scrive Loda a Bentivoglio, «avevo avuto la possibilità di captare “al volo” quanta passione dedichi alle cose dell’arte e ti ho sinceramente ammirata. Ora ti ringrazio per le gentili parole che esprimi per la mostra sui “Multimedia” che ho organizzato, ma per me è cosa passata, che mi ha dato molte tribolazioni e molte soddisfazioni. Ora sono in pieno fervore realizzativo per la prossima ed è di questa che desidero parlarti, perché mi interessa molto di più. Si chiamerà “COAZIONE A MOSTRARE” e presenterà 30 artiste + un omaggio a Lucio Fontana […]. Inutile che ti rifaccia la storia dell’idea di una mostra di donne, perché tu l’hai senz’altro chiara. L’importante è sottolineare che questa mostra è inter-media, cioè non abbraccia una sola tendenza. Dalla premessa al catalogo risulta chiaro il perché della presenza di Lucio Fontana[2]. Il problema era di fare una manifestazione che si ponesse in contrapposizione con altre (che di solito presentano 30 uomini, e magari, una donna, senza tuttavia farne una cosa “a parte” che si presti ad una facile emarginazione, semplicemente perché etichettata come femminista). Questa è femminista, ma vuole incunearsi nella normalità delle varie manifestazioni d’arte»[3].

A questa data, dunque, per Loda è già fondamentale ribaltare lo status quo: rovesciare la consuetudine, dura a morire, di concepire mostre caratterizzate da una presenza limitatissima di artiste, dando per assodato che la mancanza “di grandi artiste donne” sia un fatto ovvio, se non naturale. Benché Loda definisca “Coazione a mostrare” una rassegna femminista, dalla sua lettera emerge tuttavia una certa ritrosia nel presentare apertis verbis la mostra come un progetto separatista, per il timore di produrre un ulteriore motivo di emarginazione nei confronti delle artiste. Per tale ragione, infatti, nell’introduzione al catalogo Loda sceglie di non rendere esplicite le rivendicazioni manifestate in via confidenziale a Bentivoglio. In meno di un anno, tuttavia, l’atteggiamento di Loda muta sensibilmente e si fa più spavaldo: in occasione delle mostre “Magma” (1975, 1977), “Altra misura” (1976) e “Il volto sinistro dell’arte” (1977) Loda assume infatti toni battaglieri, che la portano a schierarsi apertamente contro le disuguaglianze subite dalle artiste e a fare proprie molte delle istanze sollevate all’epoca dal movimento femminista.

Ad eccezione della nota introduttiva, dal piglio meno combattivo, “Coazione a mostrare” contiene già molti degli elementi che caratterizzano la successiva pratica di curatrice di Loda. Come avverrà in seguito per l’esposizione “Magma”, in “Coazione a mostrare” Loda riunisce infatti trenta artiste italiane e internazionali, al fine di comporre un mosaico diversificato sul piano generazionale, artistico e geografico. Anche solo scorrendo i nomi delle artiste coinvolte – Carla Accardi, Diane Arbus, Valentina Berardinone, Tomaso Binga, Martha Boto, Nilde Carabba, Dadamaino, Hanne Darboven, Sonia Delaunay, Amalia Del Ponte, Giosetta Fioroni, Nicole Gravier, Laura Grisi, Ketty La Rocca, Verena Loewensberg, Milvia Maglione, Agnes Martin, Verita Monselles, Louise Nevelson, Yoko Ono, Gina Pane, Beverly Pepper, Edda Renouf, Bridget Riley, Andreina Robotti, Dorothea Rockburne, Niki de Saint-Phalle, Grazia Varisco, Nanda Vigo, Dorothee Von Windheim – si ha uno spaccato interessantissimo della realtà artistica dell’epoca, da cui emerge l’acume critico della curatrice. Alla lungimiranza di Loda e alla sua capacità di lavorare fianco a fianco con molte delle più significative interpreti dell’avanguardia italiana e internazionale si deve oggi, a un decennio dalla sua scomparsa, avvenuta nel 2010, la scelta della Galleria dell’Incisione di Brescia di renderle omaggio con una mostra che raccoglie lavori storici di molte sue compagne di strada: artiste come, oltre la già ricordata Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Carla Cerati, Betty Danon, Amelia Etlinger, Elisabetta Gut, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Verita Monselles, Gina Pane e Berty Skuber, che hanno esposto nelle numerose mostre curate da Loda, in spazi pubblici e privati o nella sua galleria, e che con lei hanno condiviso progetti artistici e spesso esperienze di vita. Ma che soprattutto, come lei, hanno avvertito l’urgenza di impegnarsi fino in fondo nel mondo dell’arte, in un momento storico in cui in Italia essere donna e artista, come confida Ketty La Rocca a Lucy Lippard nell’estate del 1975, era ancora «di una difficoltà incredibile»[4].

[1]   Simona Weller, Professione gallerista, in “Noi donne”, luglio 1982, p. 86.

[2]   La scelta di includere Lucio Fontana, come afferma Loda, «non risponde alla ricerca di un avallo tanto autorevole, quanto assurdo», ma è motivata dal fatto che la mostra lo avrebbe interessato, «e lui stesso, in vita, avrebbe chiesto di parteciparvi in uno di quegli slanci genuini che quanti lo hanno conosciuto non possono dimenticare», in Romana Loda, Coazione a mostrare, catalogo della mostra, Palazzo Comunale di Erbusco, Brescia, 21 settembre - 12 ottobre 1974, ora in Raffaella Perna, Mostre al femminile: Romana Loda e l’arte delle donne nell’Italia degli anni Settanta, in “Ricerche di S/confine”, vol. VI, n. 1 (2015), p. 146.

[3]   Lettera spedita da Romana Loda a Mirella Bentivoglio, datata 5 settembre 1974, conservata presso la Biblioteca Nazionale di Roma (ARC 65 I Loda 1).

[4]   Lettera di Ketty La Rocca a Lucy Lippard, estate 1975, ora in Lucilla Saccà (a cura di), “Ketty La Rocca. I suoi scritti”, Martano, Torino 2005, pp. 143.

Raffaella Perna, febbraio 2020

Il testo è pubblicato nel catalogo della mostra Coazione a Mostrare. Omaggio a Romana Loda, Romana Loda e l’arte delle donne, Galleria dell'Incisione - A Palazzo Gallery, Brescia 2020, a cura di Raffaella Perna.

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