29 Gennaio 2006
di Giorgio Fedeli
I complimenti del re Vittorio Emanuele III davanti ad un suo quadro esposto alla prima mostra degli artisti in armi valsero al fante Francesco Fedeli, fresco reduce dai campi di battaglia jugoslavi, la “promozione” a corrispondente di guerra dal fronte russo. Il compito affidatogli dai responsabili della propaganda dell’VIII Armata era quello di illustrare, con le sue opere, l’azione delle nostre truppe nelle steppe russe.
Aggregato alla Divisione Ravenna, Fedeli partì per la nuova destinazione e si unì, con lo “status” di ufficiale, al reparto dei corrispondenti di guerra, del quale facevano parte giornalisti e scrittori come Pier Angelo Soldini, Arnaldo Cappellini, Angelo Ronci. Per quasi un anno, dal mar di Azov alle anse del fiume Don, Fedeli documentò la temibile realtà di una guerra aspra e disperata.
Ecco dunque i nostri soldati colti nei momenti tragici della battaglia o nei piccoli momenti di riposo e di speranza. Ma ecco anche, con la pietas di chi non si sentiva affatto conquistatore e coglieva invece l’insensatezza di un’avventura destinata a finire inevitabilmente in un disastro, la realtà dei vinti: i contadini ridotti alla fame, i prigionieri cosacchi o mongoli, le isbe sventrate dalle granate.
Molti di quei disegni, realizzati spesso con mezzi di fortuna, apparvero allora sui quotidiani e le riviste italiani - “Il Messaggero”, “La Tribuna”, “L’illustrazione italiana”; altri furono salvati da Fedeli durante la ritirata dopo lo sfondamento delle nostre linee da parte delle truppe russe.
Sono, in piccola parte, quelli esposti in questa mostra.
Giorgio Fedeli
Il testo è pubblicato in Francesco Fedeli. Impressioni di Russia, catalogo della mostra, Galleria dell'Incisione, Brescia 2006