Giornale di Brescia, 21 febbraio 2019

«Fantasia e natura, leggerezza e ironia. l’Incisione diventa fantastica voliera»

di Francesco Fredi

C’è «Des Oiseaux» (uccelli), dimostrazione del poetico immaginario fotografico del finlandese Pentti Sammallahti su un tema curioso, ma non immotivato poiché gli uccelli sono soggetto allegorico dall’antichità, con rimandi letterari, religiosi e filosofici (da Aristofane a Daphne du Maurier, dai maestri sufi a san Francesco) e nelle arti figurative. E tanto basterebbe. Ma alla Galleria dell’Incisione (Brescia, via Bezzecca 4, fino al 17 marzo, h. 17-20 ogni giorno, chiusura lunedi), s’è allestito anche un corollario di artisti (storici e contemporanei) e opere e forme espressive che amplifica la produzione sammallahtiana in una più ampia panoramica iconico-ornitologica. È un corpus «altro» ma sintonico a «Des Oiseaux»: foto, disegni, acquarelli, stampe, sculture e oggetti, di firme importanti.

Dialogo. Apre il percorso la scultura di Quentin Garel: una testa d’uccello apparentemente lignea ma di sonante bronzo, circondata, sulle pareti, dalle foto di Sammallahti. Nel salone è helzapoppin’ di creatività: dai due acquarelli che Giuseppe Gallizioli ha creato per l’occasione, al vignettismo ironico di Fausto Gilberti e Franco Matticchio. Da fonti d’antan la litografia (1896) di due marabu di Richard Müller, e dell’illustratore Louis Moe l’acquaforte «Owls must be quiet» (1923) con fanciulla sdraiata sul ramo a esortare, indice al naso, due metaforiche civette a quietarsi.

Fotograficamente, tanti gli esempi di magistrale... uccellagione con l’obiettivo: scatti di Michael Kenna e Ferdinando Scianna, il collage d’inquieta eco hitchcockiana «Non siete miei amici» di Armida Gandini, il grafismo di Pier Luigi Gibelli in un’antenna affollata di storni, quasi a rimando di pantagruelico spiedo. E strappa il sorriso Andrea Micheli col gatto che guata golosamente illuso l’ombra d’un uccello. Nel disegno, ecco gli echi pennuti del «De bestiarum naturis» di Andrea Pedrazzini e due xilografie giapponesi di autori storici come Koson e Hiroshige a nobilitare l’apparente banalità iconica d’una gallina e un’anatra.

In questo multidisciplinare bestiario, il clou è la trentina di stampe in biancoenero di Sammallahti (nel 2018 in volume per Édition Xavier Barral) che Chiara Fasser espone.

L’attimo. Il 69enne maestro di Helsinki propone immagini a più livelli di contenuto, dove tante e tali sono le sollecitazioni visive sintoniche, che è arduo isolare il «punctum» teorizzato da Roland Barthes a cuore d’una foto. Lo fa con un’estetica di forte evocatività e una concezione minimalista della sua arte: in un’intervista al Guardian su «White Sea, Russia, 1992», clic in cui coglie un passante e il suo cane in un’alba di nebbia e neve, disse: «Il cane è distante e piccolo nell’immagine, ma è importante. Sento come se non avessi fatto bensì ricevuto questa foto: se sei nel posto giusto al momento giusto, tutto ciò che devi fare è scattare». E qui si ravvisa la sua paziente attesa dell’attimo di cartierbressoniana teorizzazione.

Dall’Estonia il messaggio vitalistico di due cicogne indaffarate nel nido sul tetto d’inospitale cabina elettrica. In Cilento, la pace bucolica d’una scena in cascina in cui un’anatra, una colomba e cinque oche convivono con due cani placidamente accucciati. E a Helsinki, sul grosso ramo spezzato d’un albero, incastrato a mo’ di croce, due uccelli uno per braccio evocano il sacro.

Ma la più straordinaria è la foto verticale, dall’indiana Delhi, d’un ramo che sbuca da fondo-inquadratura; un uccello sta alla base e altri cinque più a monte, ma è il folto stormo in volo a evocare un fiore soffione (tarassaco) la cui corolla il vento disperda nell’aria. E di simbiosi fra natura, uomo e animale, è sintesi uno scatto dalla Polonia: inquadratura a tuttocielo, su cinque fili elettrici sono appollaiati uccellini come note sul pentagramma, pochi altri volano verso il basso dove, in una sottilissima striscia alla base, c’è un campo su cui in controluce si muovono due uomini e un cavallo che tira l’aratro. Estetica sublime, poesia del bello e naturale. //

Francesco Fredi, Giornale di Brescia, 21 febbraio 2019

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