Giornale di Brescia, 22 novembre 2002
di Fausto Lorenzi
Sono duecento le esposizioni organizzate dal 1972 ad oggi dalla Galleria dell’Incisione di Chiara Padova Fasser, che in via Bezzecca 4 festeggia da oggi i trent’anni di attività con una mostra dedicata al «Ritratto» (inaugurazione alle ore 19, durerà fino al 15/1, orario 17-20, chiuso il lunedì, tel. 030304690).
Sono più di quaranta gli autori proposti, tutti presenti nei decenni scorsi, da celebri maestri tra Otto e Novecento (Klinger, Khnopff, Von Stuck, Klimt, Greiner, Maurice Denis, Alberto Martini) ad interpreti dell’espressionismo, del Realismo magico e della Nuova oggettività (Heckel, Grosz, Dix, Hubbuch, Schlichter, Cagnaccio di San Pietro, Nepo), fino ad autori contemporanei (Martinelli, Matticchio, Pericoli, Scianna, Tubke, Velasco, Velly, Cordelia Von den Steinen), anche bresciani (Giuseppe Bergomi, Tullio Cattaneo, Gallizioli, Rivadossi, Saiani, Scarpella, Tonelli).
Il tema comune, dice Chiara Fasser, «fa sì che ci si ritrovi un po’ in un album di famiglia, dove i rimandi formali derivano spesso da reciproche conoscenze tra gli artisti e le influenze di accademie e movimenti generano sorprendenti affinità di linguaggio».
La Galleria dell’Incisione nacque in città come filiale dell’omonima galleria di Milano diretta da Elio Palmisano, organizzando principalmente mostre di incisioni e disegni europei tra Otto e Novecento, con una predilezione per l’area austriaca, cecoslovacca e tedesca tra accademia, secessioni ed espressionismo (già nel primo anno proponeva Kokoschka, Klinger, Dix, Grosz, Avanguardia Ungherese), avviando anche la collaborazione con la Galleria del Levante di Milano diretta da Emilio Bertonati, che fece scoprire in Italia autori allora ignorati, oggi mitizzati, come Klimt o Schiele.
Dal 1979 la galleria è autonoma. Ha fatto conoscere anche numerosi autori contemporanei, fatto emergere pure vari giovani bresciani oggi affermati oltre la scena locale, e dato spazio ad altri campi d’interesse, dalle xilografie giapponesi (comprese le Cento vedute del monte Fuji) ai nuovi illustratori (Folon, Glaser, Altan, Matticchio, Mattotti, Pericoli).
La galleria dell’Incisione in particolare è stata sempre affascinata (lo si vede anche in questa mostra) da quella fondamentale temperie mitteleuropea, a cavallo di due secoli, in cui - tra cruda rappresentazione della condizione umana e definizione di un’arte di figura legata anche a una necessità interiore. Nacque la concezione dell’arte come diagnosi psichica, magari in un’inestricabile mistura di angelico e di negromantico. f. lor.
Fausto Lorenzi, Giornale di Brescia, 22 novembre 2002