1 Maggio 1998
di Ralph Jentsch
"L'arte del disegno può essere un'arma efficace contro il medioevo brutale e la stupidità degli uomini del nostro tempo, a condizione che venga esercitata da una volontà decisa e da una mano esperta".
Nel 1924 Grosz aveva appena superato, davanti ai tribunali tedeschi, due processi che gli procurarono la confisca di alcune opere e pesanti multe, ciò nonostante continuò ad essere battagliero, convinto di poter vincere la lotta contro it filisteismo e il militarismo tedesco con i mezzi della sua arte, come dimostra la suddetta citazione.
Con la fondazione della casa editrice Malik, nell'anno 1917, insieme a Wieland Herzfelde e John Heartfield — tutti e tre allora poco più che ventenni — nacque una costellazione ideale di forze che non si è mai più ripetuta nella storia dell'editoria tedesca. Le riviste, i libri e le cartelle che escono negli anni seguenti dalla casa editrice Malik, con Grosz come figura centrale, sono una dimostrazione unica contro lo spirito politico distruttivo del periodo. Non c'e da meravigliarsi se Grosz, per questi 'lavori raffazzonati', si tira addosso processi per diffamazione dell'esercito (1920), divulgazione di scritti osceni (1923), e blasfemia (1928). Fino alla sua emigrazione negli Stati Uniti, nel 1933, Grosz viene citato quasi senza sosta in giudizio, diventando così l'uomo più odiato dai nazionalsocialisti che ambiscono al potere.
Già prima della prima guerra mondiale Grosz aveva progettato un'opera in tre volumi dal titolo "La bruttezza del tedesco", ma solo nel 1917, dopo la fondazione della casa editrice Malik, vengono pubblicate la "Erste Grosz-Mappe" (la prima cartella Grosz) e la "Kleine Grosz-Mappe" (la piccola cartella Grosz), con disegni nel cosiddetto 'stile tagliente'. Costretto a prestare servizio militare contro la sua volontà, Grosz si ribella a questa intromissione nella sua libertà. Nel 1917, dopo essere stato reclutato per due volte, viene infine congedato definitivamente dal servizio militare in quanto non idoneo. Prima della guerra Grosz aveva odiato senza distinzione tutto ciò che era brutto e che gli era antipatico. Dopo la guerra, il suo odio si concentra su quelli che, secondo la sua opinione, sono i responsabili della catastrofe che ha provocato migliaia di morti: gli istigatori e i profittatori della guerra, i militari e i rappresentanti della chiesa.
L'opera illustrativa forse più nota, "Ecce Homo" (il titolo si riferisce al noto detto di Pilato), con 84 disegni e 16 acquerelli e una enciclopedia straordinaria della situazione tedesca. In quest'opera, che testimonia la spietata mania di osservazione di Grosz e la sua arte pungente, sono radunati tutti: i militari insensibili, il religioso snob, i patrioti privi di umorismo, il lascivo maestro delle elementari, il borghesuccio supernutrito e il nazionalista radicale. Ma si trovano anche quelli che vivono nell'ombra: il disoccupato affamato, l'invalido di guerra, il venditore di fiammiferi e il suicidia disperato.
Il conte Harry Kessler, nel luglio 1922, nota nel suo diario dopo una visita a Grosz: "Tutta la sua arte con il suo culto esclusivo della bruttezza del mondo dei borghesucci è in un certo senso solo la contrimmagine di un qualche segreto ideale di bellezza che Grosz nasconde in sé quasi coprendolo pudicamente. Disegna, mostra e perseguita con un odio fanatico i1 contratrio di ciò che porta nel suo intimo e che protegge come una cosa sacra dagli sguardi di tutti".
Per quanto possa sembrare contraddittorio, Grosz, nonostante la sua convinzione sempre espressa "L'uomo non è buono — ma è una bestia", è nel suo atteggiamento fondamentale un grande umanista. Non è neanche solo il disegnatore dalla penna pungente, ma è anche il cronista della vita quotidiana, fissando in splendidi disegni ciò che succede intorno a lui. Già nel 1912 vengono eseguiti a Berlino e durante i viaggi nature morte e schizzi sulla natura. Nel 1920, cinque anni prima che venga inaugurata a Mannheim la epocale mostra sulla 'Neue Sachlichkeit' alla quale Grosz, accanto a Beckmann e Dix, partecipa con sette opere, aveva già individuato i segni dei tempi: la necessità di un'arte nuova che riproduca it rapporto realistico con l'ambiente. Così vengono eseguiti dal 1920 in avanti disegni nello stile della 'Neue Sachlichkeit', una corrente artistica che avrà in Grosz uno dei principali rappresentanti.
Nel 1925, dopo una interruzione di quattro anni, Grosz ritorna alla pittura a olio. Ma il disegno rimane il genere nel quale riesce a eprimersi in modo più vario e spontaneo. Nel 1933, dopo l'emigrazione negli Stati Uniti, Grosz scrive al suo amico Wieland Herzfelde, che era riuscito a salvarsi dai nazisti a Praga: "Non c'è nessun dubbio, i miei fogli sono quanto di più forte sia stato detto contro questa brutalità tedesca. Oggi sono più veritieri che mai, e in tempi futuri e — scusami — 'più umani', li si farà vedere come si fanno vedere oggi i fogli di Goya”.
Ralph Jentsch, maggio 1998
Il testo è pubblicato in George Grosz. Carte berlinesi, catalogo della mostra, Galleria dell'Incisione, Brescia 1998