di Elvira Cassa Salvi
Insolita conversazione di Rossana Bossaglia e Renata Roos Scalmana
In margine alla mostra che la «Galleria dell'Incisione» dedica fino al 20 febbraio alle squisite collaborazioni grafiche della rivista «Pan» — di cui s'è detto qui il 26 gennaio scorso — Rossana Bossaglia e la dott. Renata Roos Scalmana hanno svolto due brevi conversazioni offrendo notizie e spunti di lettura per un avvicinamento più attento del significato e del rilievo d'una rivista come quella citata.
Mappa secessionista
La dott. Roos ha offerto informazioni preziose e curiose sui diversi promotori e partecipi della rivista, nata a Berlino nell'aprile 1895 e morta nel 1900; e Rossana Bossaglia ha tracciato, con la chiarezza e con il sicuro dominio della materia ch'è sua, la mappa delle Secessioni tedesche. Nel passarsi la parola la Bossaglia ha posto alla Roos, una domanda: come mai i secessionisti berlinesi che la Ross aveva assegnato ad una prevalente tendenza naturalista, hanno scelto un nome così tipicamente simbolista come «Pan»?
In forma di problema, di domanda veniva così enunciato quel difficile e sottile equilibrio caratterizzante la vasta area donde in Germania, negli stessi anni, nasce il movimento della Secessione. È quell'equilibrio che abbiam avuto modo di segnalare qui più volte, nelle diverse occasioni di incontro con quel Klinger che, non a caso, sarà, insieme a Liebermann, uno degli ospiti preferenziali di «Pan».
Come si spiega? Con quegli stessi argomenti che servono a spiegare il destino dell'impressionismo, ossia del naturalismo francese: il destino, il versante che porta ai Nabis e, appunto, ai simbolisti. Il naturalismo non è realismo, non è Courbet, per intenderci; il naturalismo è inquietudine borghese, è radicalismo, è edonismo bohème, è estetismo sensuale: nei più è questa l'inclinazione che prevale fino alle conseguenze più radicali e preziose nella Secessione Viennese.
Realtà e simboli
Nelle coscienze più forti cerca e trova ora la sublimazione simbolista, ora par riconoscersi in un più autentico accostamento a interessi e accenti realistici; gli stessi Klinger, Liebermann e poi Corinth, fino, per uscir d'area e per fare un nome altissimo, ad una Kollwitz.
Le due conversazioni hanno offerto ovviamente molti altri appunti di grande interesse: compreso il peso che le esperienze nordiche, da Ibsen a Munch, hanno avuto su quest’area del naturalismo-simbolismo tedesco.
Per comodità dei lettori ricordiamo che «Pan» è la prima e più importante rivista d'arte tedesca del periodo Liberty, precedente la stessa Jugend, dalla quale nacque il termine Jugendstil. Tra gli artisti sono presenti nella mostra Aubrey Beardsley, Maurice Denis, von Hoffmann, Klinger, Leistikov, Liebermann, Käte Kollwitz, van de Velde, Ander Zorn.
Tra i poeti collaboratori son da citare Hoffmannsthal, Mallarmé, Maeterlink, Nietzsche, Rilke, Verlaine e Rimbaud.
Elvira Cassa Salvi, Giornale di Brescia, 19 febbraio 1986