1 Marzo 2001
di Guido Pigni
Se nonostante tutto continuo a definirmi un illustratore, pur lavorando ormai molto poco come tale, è forse perché la definizione permette di non essere in molti casi presi troppo sul serio, e di conseguenza di lavorare con più tranquillità.
Quel che ho imparato dall'essere illustratore è la capacità di circoscrivere la scena che si chiede di rappresentare attraverso scelte che per necessità devono includere ed escludere e che richiedono di risolvere un problema selva la possibilità di fuggirlo, a meno di non rinunciare all'incarico; quindi il bisogno di rigore, e non solo grafico.
Ciò che ho sempre cercato di evitare della "professione" è di cadere nell'incapacità di lavorare e creare in modo convincente al di fuori del vincolo ad un tema preciso commissionato, che ci viene nel migliore dei casi suggerito, nel peggiore imposto; l'insistenza sulla necessità di avere "stile", anziché di sviluppare una personalità.
Partendo da questi presupposti, cioè dal fatto di non appartenere, o di non voler appartenere a quella parte di illustratori che necessitano di limiti definiti da altri per riuscire a lavorare, sono giunto a mettere insieme questi disegni, tutti inediti, per quel che mi piace definire una mostra-progetto, cioè qualcosa pensato e realizzato secondo un percorso preordinato che va modificandosi e definendosi via via durante la sua preparazione e che è stato infine circoscritto ai soli lavori su carta.
In questi ultimi tre anni ho riempito una discreta quantità di taccuini, album di schizzi, fogli sparsi, disegni estemporanei che sono poi diventati la base dei lavori qui esposti, e di altri che verranno; le idee e le cose delle quali parlare non sono mancate né mancheranno in futuro poiché la demenzialità e l'irresponsabilità ormai paradossali di questi tempi, che è poi la nostra stessa demenzialità e irresponsabilità, offrono infiniti spunti e possibilità, così come rafforzano l'urgenza di riflessione e di poesia.
Così accanto allo sperimentato uso della pittura acrilica ho ripreso dopo anni ad utilizzare i pastelli, da soli e abbinati allo stesso acrilico, riscoprendo il piacere della lentezza che é proprio di questa tecnica Spero che sia valsa la pena l'aver temperato tante matite.
g.p.