Corriere della Sera, 2 luglio 2017
di Tino Bino
Ho sempre provato l'emozione di cambiare strada, di andare altrove entrando in punta di piedi nella galleria di Chiara Fasser in via Bezzecca. Quel bow-window, quella finestra sul giardino, dietro un pianoforte a coda sul fondo del salone, emana il fascino che solo le intimità di pensiero sanno generare. Chiara Fasser gestisce questo spazio dal 1972 senza mutare stile. Raffinato e cosmopolita nelle scelte che hanno privilegiato la grafica e l'originalità della creazione artistica, da quella fotografica a quella fumettistico-visionaria come è la mostra di Igort (fino al 7 luglio), negli spazi della galleria. E ha privilegiato, nel suo lungo lavoro di gallerista, i formati minori, le opere di cui ciascuno si può appropriare, perché collocabili negli spazi più impensabili e appartati, e negli sguardi più intensi e solitari. Anche la figura di Chiara pare costruita su questa frequentazione di opere d'arte prive di tracotanza, di provocazione inutile, cariche di energia e glamour dal didentro. La coerenza del suo lavoro è sopravvissuta alle crisi del mercato, alle disaffezioni di generazione.
È come una meditazione appartata, per una fedeltà alle tracce nascoste che svelano la bellezza della città a chi la cerca
Tino Bino, Corriere della Sera (Brescia), 2 luglio 2017