Bresciaoggi, 12 giugno 2004
di Mauro Corradini
La fotografia di Erwitt rappresenta un unicum nel panorama internazionale: dire che è leggera, spiritosa, intelligente - come acutamente scrive Scianna nella breve presentazione, stesa appositamente per la mostra bresciana - può alla fine sembrare riduttivo. La fotografia di Erwitt è, come annota il prefatore, qualcosa di più: «c’è un Erwitt delle immagini urbane, della femminilità intensa e profumata, di piccoli gesti e sentimenti che ci offrono istanti della vita com’è, della vita che se ne vola via così, come una struggente frase di blues». Ciò che più colpisce inizialmente il lettore è sicuramente l’umorismo, la sottile ironia, quella attraverso cui è possibile paragonare un airone con un rubinetto sulla riva di un molo, quella stessa che nel gesto d’affetto invasivo dell’animale con il padrone, trasferisce il volto del bull-dog su quello dell’uomo, fotograficamente divenuto una figura composita, non certamente un eroe mitologico alla centauro, ma un’immagine innovativa, impensabile, piena di stupore e di stordimento per il lettore. E il lettore appare frastornato, impiega un attimo per capire: dalla “mostruosità” alla sovrapposizione carica di ironia; dall’apprensione si trascorre al sorriso, con una semplicità straordinaria, come è semplice, a volte, la vita.
In questa ironia entrano i cori delle foche, la nostra “mascolinità” che si scatena di fronte alla “Maya desnuda”, lasciando all’unica donna del gruppo di ammirare isolatamente la versione vestita della stessa immagine femminile: un misto di “machismo” di quarta serie e di sottile comprensione ironica dei nostri comportamenti.
Ho sempre tenuto in serbo quelle poche righe che Didimo Chierico (Ugo Foscolo) scrive, traducendo il Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l’Italia di Lorenzo Sterne: «Era opinione del reverendo Lorenzo Sterne parroco in Inghilterra: che un sorriso possa aggiungere un filo alla trama brevissima della vita»; e aggiunge Didimo: «ma pare ch’egli inoltre sapesse che ogni lagrima insegna a’ mortali una verità». Oggi di lacrime ed emozioni è pieno il mondo: e forse la verità rimane solo nel sorriso.
In quello stesso del nostro fotografo, che al sorriso sa aggiungere il sentimento leggero, lieve, appena sussurrato, come quello che viene dallo sguardo dolcissimo della madre che “coccola” ammirata con gli occhi il figlioletto che dorme, accudito, dal lato opposto, dalla sagome ferma del gatto di casa, appoggiato anch’esso sul grande “lettone”.
Erwitt insegna a tutti che la ricerca si attua solo con l’occhio attento, nella quotidianità della vita; perché la poesia, non è solo nelle grandi cose; anzi, rifiuta la retorica e vuole la leggerezza.
Elliott Erwitt, L’umorismo intelligente (a cura di Chiara Fasser, con presentazione critica di Ferdinando Scianna). Galleria dell'Incisione, via Bezzecca, 4.
Mauro Corradini, Bresciaoggi, 12 giugno 2004