1 Febbraio 1999
di Alessandra Ottieri
Quando entrerete nella stanza di Livio Scarpella sentirete, forse, per alcuni sarà così, un piccolo concerto sottilissimo fatto di larghi silenziosi respiri. Di respiri e calmi e attenti sguardi in ascolto. Una camera dove regola e sentimento, dove realtà e misura dettano al visitatore uno strano e quasi inquietante equilibrio, che di colpo potrà sentire il bisogno di abbassare la voce. E di concentrarsi, in una vaga atmosfera di fissità e abbandono.
Un giovane artista ci racconta il suo infinito attaccamento ai grandi maestri, ci racconta un amore che, attraverso l'infinita precisione di una matita coraggiosa e incessante, riesce ad affermare la sua tenace indipendenza, e insieme l'incrollabile necessità, anzi scriviamo pure a chiare note NECESSITÀ, della regola classica del descrivere.
E Livio Scarpella sembra affermare ostinatamente, con convinzione sommessa ma precisa, il bisogno alla raffigurazione del mondo che lo circonda. Quasi a dire: che mondo sarà il nostro, se nessuno lo racconta più? E che che mondo sarà il mio, la mia porzione di mondo, se non lo racconto io?
E in questo sottile intreccio di affetto estremo e geometrica precisione si percorre l'affascinante stanza di Scarpella. Gatti amorevoli del loro luogo segnano il territorio fra sottili fusa e profondi sonni compiacenti di chi li accoglie. Un'armonia descrittiva e percettiva avvicina l'inerte vita di foglie autunnali che hanno già vissuto la loro stagione con la speranza tutta palpitante di giovani corpi in piena proiezione sul palcoscenico del futuro e del presente.
Benvenuti dunque in questa stanza di attiva meditazione e lunga vita a chi abbasserà la voce e a chi saprà mettersi in ascolto di questo piccolo concerto di respiri. Vuol dire che avrà capito una piccola ma fondamentale porzione di armonia. E sentirà le fusa di gatti felici. Buona fortuna a tutti e auguri di buona navigazione all'artista.
Alessandra Ottieri, febbraio 1999
Il testo è pubblicato in Livio Scarpella. Disegni e tecniche miste, catalogo della mostra, Galleria dell'Incisione, Brescia 1999