1 Maggio 2018
Mostra curata dalla Galleria dell’Incisione
Comunicato stampa | Evento facebook
INAUGURAZIONE
15 maggio 2018, ore 18.00
Sarà presente il Maestro Pasticcere Iginio Massari
DURATA
dal 16 al 20 maggio 2018
SEDI
- Show room Jaguar Land Rover di Brescia Motori -
Via Solferino 55 (Piazzetta Cremona), Brescia, orari: 11:00-22:00
- Galleria dell'Incisione, Via Bezzecca 4, Brescia, orari: 17:00-20:00
Dal 16 al 20 maggio alcune opere degli artisti saranno presenti anche presso la Galleria dell’Incisione.
Un punto di partenza. Come Brescia per le splendide auto d’epoca che il 16 maggio inizieranno lo storico appuntamento per la corsa delle 1000 Miglia, la mostra “L’individuo e la sua assenza” vuole rappresentare un punto d’inizio per due giovani artisti bresciani – Laura Pedizzi e Luca Abbadati - che, con l’importante partecipazione della Galleria dell’Incisione, esporranno dal 15 al 20 maggio a Brescia presso lo show room Jaguar Land Rover di Brescia Motori in via Solferino 55 (Piazzetta Cremona).
Laura Pedizzi, classe 1986, è un’artista figurativa bresciana: ha già ottenuto alcuni importanti riconoscimenti tra cui spiccano il Premio Arte – Cairo Editore Mondadori – ricevuto nel 2016 e nell’anno in corso il Premio Speciale del noto Art Laguna Prize, che si svolge ogni anno presso l’Arsenale di Venezia e che vede coinvolti molti artisti internazionali. Collabora in aggiunta con il Maestro Iginio Massari per la realizzazione delle illustrazioni per la nuova collezione di packaging della pasticceria di Milano e per la realizzazione di un’edizione limitata dei Macaron del Maestro pasticcere.
Luca Abbadati, classe 1981, è un fotografo bresciano. L’artista, architetto di professione, collabora attivamente con l’Associazione Archivi Ventrone del Maestro Luciano Ventrone. Ha già realizzato diverse pubblicazioni. I suoi lavori sono stati esposti a Firenze presso la Fortezza da Basso, nel Museo Emilio Greco di Catania, a Roma presso la galleria Pulcherrima e a Napoli, nel complesso monumentale di San Gennaro all’Olmo.
"Cogliamo volentieri l'occasione - spiega la gallerista Chiara Padova Fasser - di collaborare alla realizzazione di questa mostra per promuovere, anche fuori dagli spazi della galleria, questi due giovani artisti bresciani che, attraverso mezzi tecnici diversi quali il disegno e la fotografia e scegliendo soggetti complementari, persone e architetture, hanno in comune una promettente qualità formale nella contemplazione della realtà."
Un evento, appunto, con un’attenzione particolare alla qualità e che vedrà anche la partecipazione del Maestro pasticcere Iginio Massari. “Una presenza volta a sottolineare l’importante dialogo tra diverse forme d’arte ed eccellenze – spiegano gli organizzatori - il tutto in una struttura che non nasce come semplice concessionaria, ma che è stata concepita come una vera opera d’architettura”.
Infine, per concludere il percorso espositivo, alcune opere degli artisti saranno presenti anche presso la Galleria dell’Incisione a Brescia in via Bezzecca 4.
L’artista trentunenne, attiva nel mondo della comunicazione e attenta alle tecniche grafiche e all’illustrazione editoriale, sonda la misura di solitudine, smarrimento o indeterminatezza tra le figure e lo spazio, inteso proprio come spazio dell’esistenza, nel tran tran quotidiano. Sono giovani donne, tra ritratto e autoritratto, anche se perdono ogni connotato biografico per farsi anonime, impersonali sagome iconiche. Né estasi né angoscia domestica, niente teatro dell’alienazione e dell’assurdo da Aspettando Godot, né stanze postfreudiane: c’è l’immagine schiacciata sulla superficie che mira alla immediata sintesi espressiva, nell’appiglio a una consolidata cultura visiva contemporanea – a partire da esiti del Pop angloamericano, con gli immancabili riferimenti allo sguardo fumettistico e cinematografico, fino alla concisione della segnaletica pubblicitaria - che sdrammatizza la ricerca d’identità e prescinde da ogni componente illusiva e narrativa. Nella ricerca artistica da tempo c’è una rinnovata centralità del corpo, ma di un corpo stilizzato, che non riesce a comunicare un rapporto diretto e fisico con la realtà, come se l’aria non gli girasse più intorno. L’attimo quotidiano teatralizzato, ma fuori da ogni copione, come d’un atteggiarsi in camerino prima d’affrontare il palcoscenico.
— Fausto Lorenzi
La fotografia che sembra un dipinto, la geometria che nasconde un'incognita. Come, a partire dal Trecento, la ricerca della verosimiglianza fu un progressivo metodo per la narrazione e l’affermazione di certezze e speranze, così, con un’azione opposta ma uguale, lo sconcerto e il dubbio contemporanei vengono narrati da Luca Abbadati partendo dalla massima verosimiglianza – la fotografia – straniandone poi i dettagli e modificandone la parvenza, in chiave quasi ieratica. Lo strumento è la ricerca di una geometria effettiva – insita nelle cose – ed una emotiva, attuata con la “composizione” dell’immagine: del resto l’autore è architetto, “rinascimentale” per cultura e quasi inconscia discendenza. Arcani paesaggi solitari, contesti in cerca di personaggi, dove l’eco del Novecento si riflette sul nitido Minimalismo contemporaneo. Dosato il colore con efficacia pittorica, le opere vivono di una quiete solenne pervasa dal dubbio sulla realtà dei paesaggi e l'essenza degli oggetti, in una solitudine dove la domanda non è solo legata all’assenza umana: “chi (non) c’è?”, ma all’essenza materiale dell'oggetto: “che cosa è diventato?”. Aleggia l'attesa di un evento, chiamando all'interno del campo visivo l'osservatore, che nuota nel colore velato e voluto. Ma l’autore non abbandona allo sconcerto l’osservatore e non vela di tristezza i suoi lavori, anzi – dando loro un titolo che spesso allude alla cinematografia – Luca ci accompagna sulla strada salvifica dell’ironia, con un sorriso partecipe, come se dicesse “...È la realtà, bellezza! (ma anche no)”.
— Marco Ticozzi