Giornale di Brescia, 23 novembre 1975
di Elvira Cassa Salvi
La mostra di Rudolf Schlichter che sotto il titolo Schlichter feticista è stata di recente allestita dalla milanese «Galleria del Levante» - (ne ampiamente parlammo proprio nell'ultimo «Notiziario» dell'11 c.m. cui sarà utile rinviare per non dovere inopportunamente ripetere) - è ora ospitata in buona parte dalla «Galleria Schreiber» (acquarelli, soprattutto, e qualche disegno e incisione) e in altra buona parte (disegni e incisioni, soprattutto ritratti e figure) alla «Galleria dell'Incisione».
Nel loro insieme inscindibile queste due mostre costituiscono un nuovo avvenimento culturale di rilievo; tale da non dovere essere perduto da nessun appassionato o ache solo semplice e distaccato visitatore di gallerie d'arte. Esse rivelano un grande protagonista non abbastanza noto della Nuova Oggettività tedesca. Benché da una decina d'anni la Nuova Oggettività sia citata ad ogni passo, non si può dire che sia stato ancora realizzato, a tutt'oggi, l'intero significato che questo movimento assume nella storia dell'arte di un mezzo secolo cruciale. Grosz e Dix hanno avuto una fortuna incomparabilmente superiore - quasi schiacciante — rispetto a tutti gli altri compagni di strada. Non solo Grossberg, Hubbuch, Heinrich, Dravinghause, Mense, ecc., ma anche gli stessi Radziwill e Schlichter, che pur già hanno avuto più occasioni di nuovo rapporto con il pubblico, richiedono una conoscenza molto più viva e articolata. [...]
Giornale di Brescia, 23 novembre 1975