La mostra presenta il lavoro di otto artiste che, dagli anni '60 in avanti, hanno condotto un'intensa ricerca visiva sul linguaggio, la parola e l'immagine.
Le opere esposte tracciano un percorso non riconducibile esclusivamente alla poesia visiva; il titolo della mostra -“Le mie parole, e tu?”- ricalca quello di una performance presentata a Brescia nel 1975 da Ketty La Rocca presso la Galleria Nuovi Strumenti, ed è indicativo di una ricerca, comune alle artiste presentate, che indaga il linguaggio e il suo farsi immagine in quanto mezzo di critica e dialogo con se stessi, gli altri, la società.
Le vie d'accesso al tema del linguaggio sono diverse. L'opera di Mirella Bentivoglio gioca con le parole alterandone il valore semantico. Il significato delle parole, invece, scompare nell'opera di Irma Blank, dove la scrittura registra il ritmo della parola su carta diventando segno asemantico. La natura dialogica del segno linguistico è evidente nell'opera di Betty Danon, attivissima nell'ambito della mail art. Letterario è invece l'approccio di Chiara Diamantini, che interpreta visivamente versi di autori come Leopardi, Proust, Gadda, costruendo un significato terzo ed autonomo.
Attraverso immagini e fotografie disegnate, Meri Gorni presenta storie di vite private che, insieme, formano la vita collettiva dell'uomo. Nel lavoro di Amelia Etlinger la parola è amplificata e nascosta da una fitta rete di fili colorati che percorrono libri, pagine, buste; dimensione materica ed affettiva, questa, presente anche nell'opera di Maria Lai.
“Le mie parole, e tu?” presenta un percorso visivo sulla parola inesaurito e inesauribile perché, per dirlo con le parole di Meri Gorni, “entrare in ogni parola è come frugare, spostare i mobili da una stanza all’altra, togliere polvere”.