Leone Lodi. Le tenerezze della pietra
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Dal 12 ottobre al 1 dicembre 2019

Leone Lodi. Le tenerezze della pietra

Sculture e disegni che testimoniano il carattere multiforme dell'opera di Leone Lodi, maestro della scultura del Novecento italiano che ha legato il suo nome alla storia dell'architettura di Milano.

Catalogo con testi di Chiara Gatti e Valerio Terraroli.

La Galleria dell'Incisione, in collaborazione con l’Associazione Leone Lodi, presenta un corpus di sculture e disegni che testimoniano il carattere multiforme dell'opera di Leone Lodi (Soresina 1900-1974), uno dei maestri della scultura del Novecento italiano.

Nato nel 1900 a Soresina, Lodi si trasferisce a Milano, dove lavora nelle botteghe di importanti scultori, fra cui Adolfo Wildt, avviando una carriera che lo porterà a legare il suo nome alla storia dell'architettura milanese, al fianco di grandi architetti come Paolo Mezzanotte, Giuseppe Pagano e Agnoldomenico Pica.

Reduce da molte mostre importanti — nel 2018 al Palazzo della Borsa di Milano e a Torviscosa, che conserva i suoi colossi di pietra per l'ingresso monumentale — Leone Lodi è stato fra i protagonisti di altre esposizioni di grande rilievo, come “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918–1943″ curata da Germano Celant per Fondazione Prada e l'omaggio a Margherita Sarfatti al Museo del Novecento di Milano.

Sue opere sono conservate nelle collezioni delle Gallerie d'Italia, della Triennale e del Museo del Novecento di Milano, del Museo Ala Ponzoni di Cremona, della Fondazione Bracco e in molte raccolte private italiane ed estere, fra cui la storica sede dell'Allied Corporation di Columbia in America.

A Milano ha lasciato esempi eloquenti del suo talento nelle opere scultoree per la sede della Triennale, il Palazzo della Borsa, il Teatro Manzoni, l’Università Bocconi, il Palazzo di Giustizia e per il Cimitero Monumentale.

La mostra che la Galleria dell'Incisione inaugura per l'autunno è la prima mostra in galleria mai realizzata sull'artista e presenta una scelta di opere dai temi più intimi e soggetti legati a una ricerca personale sui moti dell'anima che Leone Lodi tradusse nella pietra cercando nuove morbidezze e sperimentando patine dai toni delicati per i suoi gessi levigati con grande lirismo.

Sculture come la grande Venere o l'Atleta, i busti di fanciullo o le testine femminili di gesso tradiscono l'indole di un artista che, lontano dalle commissioni ufficiali, nel silenzio del suo studio, elaborò un lessico diverso rispetto ai toni più elevati degli incarichi pubblici e delle iconografie tradizionali. Indagare lo spirito delle figure era una vocazione segreta che lo vide recuperare la lezione dei primitivi, degli scultori amatissimi del Duecento emiliano, ripensati nei gesti lenti dei suoi angeli o del Giovinetto seduto, citazione dell'antico Spinario.

Completano il percorso alcune carte, disegni e bozzetti per sculture singole o interventi legati all'architettura.

Una selezione di opere in mostra
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