Opere di:
“... or faerie elves, / Whose midnight revels, by a forest side/ Or fountain some belated peasant sees, / Or dreams he sees, while over head the moon / Sits arbitress...”
“... o quei folletti spirti / Che in notturni tripudi o vede o sogna / Veder appresso una foresta o un fonte / Il tardo peregrin, mentre sul capo / Dritto gli pende della luna il raggio...”
Quali attardati pellegrini, nell’ultima luna di mezz’estate di una notte di fine millennio, un gruppetto di pittori si avventura tra i faerie elves, accomunati dall’attrazione per quel magnete dell’immaginazione che è stato ed è il Sogno shakespeariano. Altri pellegrini prima di noi hanno percorso la stessa via: avventure testimoniate dalla galleria shakespeariana di John Boydell (1790) e confluite nell’ultima grande celebrazione della pittura fairy nell’età vittoriana alla Royal Accademy (1997/98).
Una massoneria, una confraternita ideale ha unito attraverso i secoli i nomi di Füssli, di Reynolds, di Turner e di Danby, di Paton e del veggente pazzo Richard Dadd, del Bosch in sedicesimo John Anster Fitzgerald e di tanti altri, soprattutto inglesi.
Ignoro quanti di noi sentano, come me, la vocazione a cantare i notturni tripudi, quanti di noi abbiano visto o sognato folletti spiriti, ma credo che il pendulo raggio del pianeta dei lunatici brilli sul capo di tutti: ciò basta a far sì che la scelta di quel repertorio letterario divenga una scelta proiettiva. Il raggio dell’immaginazione infonderà allora, sulla carta o sulla tela, nuova vita agli incontri notturni di Oberon, di Titania, di Puk e degli amanti perduti nel bosco.
Offriamo al nostro pubblico ventagli di ali di farfalla, torce di cera staccate dalle cosce dei ronzoni e accese con gli occhi fosforescenti delle lucciole, farsetti di pelle d’ala di pipistrello, manti di fata e altri preziosi tesori. Ma ciò che realmente abbiamo da dare è quanto Titania promette a Bottom (atto III, scena I): un rimedio che sappia purgare le nostre anime dalla mortal pesantezza... “And I will purge thy mortal grossness”.
— Stefano Faravelli, Torino, 24 maggio 2000