Tecnica mista su carta, 1993
21x29,5 cm
Firmato e datato in basso a destra.
“Albero
Sono sempre stato affascinato dagli ideogrammi cinesi e giapponesi. Uomo Montagna Pioggia Albero... segni che immediatamente comunicano, mentre nelle nostre scritture occidentali, dobbiamo sillabare per leggere. Per noi la forma della parola Uomo è indifferente secondo il carattere tipografico usato.
Per noi occidentali la lettera A non dice, da sola, proprio niente. Ho chiesto a un amico giapponese se l’ideogramma di Albero resta sempre lo stesso, se lo faccio sottilissimo con la biro o se lo faccio grosso e nero col pastello. Da sempre l’ideogramma in questione comunica la parola Albero, ma albero in genere, non un albero particolare. E qui sboccia l’idea: cosa succede se io scrivo l’ideogramma di albero, invece che con un bel segno nero uniforme con un segno nero texturizzato? Un segno pieno di chiari e scuri come la corteccia di un albero, invece che con un segno uniforme? Inevitabilmente, penso, può far venire in mente la corteccia e quindi un tipo di albero piuttosto che “albero” generico. Quindi, in questo modo entro nel campo della poesia e posso far venire alla mente dell’osservatore: un platano (con la corteccia da paracadutista), una betulla con le sue macchie chiare e scure, un eucaliptus con la sua corteccia a brandelli. Oppure: un albero distrutto dalle intemperie, un albero quasi secco, un albero molto invadente... E ci troviamo così ad avere in mano un’altra possibilità di arricchire la comunicazione, in campo poetico naturalmente. Non certo manderemo telegrammi scritti in questo modo.
Io ho provato e adesso sono molto curioso di vedere fino a che punto gli amici calligrafi giapponesi si divertiranno con questa ulteriore possibilità.”
Bruno Munari
(Non disponibile)