Corriere della Sera, marzo 2006
di Lorenzo Viganò
[...] «Personalmente provo sempre più forte l'esigenza di riferirmi, di ispirarmi e a volte persino di rubacchiare alla satira del passato», confessa Sergio Staino. «E la ragione è semplice. Quando ho cominciato a fare satira raccontando le vicende e i problemi quotidiani della famiglia (di sinistra) di Bobo, la situazione che ci circondava era tutto sommato serena. Sicuramente molto più serena di quella che stiamo vivendo da qualche anno, segnata da conflitti religiosi, disastri ambientali, terrorismo. Così accade che in questa atmosfera di tragedia da terzo millennio, quando mi siedo al tavolino a disegnare, più che alla famiglia di Bobo mi viene da pensare a Goya, a Grosz, e a tutta quella corrente del disegno al tratto sarcastico, satirico, tagliente - che costituisce la grande tradizione di denuncia europea nei confronti della nostra civiltà. Perché quando ci si trova di fronte a fatti come quelli di Guantanamo la sola ironia scacciapensieri, la battuta che ci fa sentire meglio, non bastano più. E solo Goya o Grosz potrebbero riuscire a rappresentare un dolore così assurdo, una tortura così medioevale». [...]
Lorenzo Viganò, Corriere della Sera (Brescia), marzo 2006