Giornale di Brescia, 26 gennaio 1986
di Elvira Cassa Salvi
Al motivo di interesse immediato offerto dalla rara poesia di alcuni dei fogli esposti fa da sfondo, nella mostra della «Galleria dell'Incisione», l'interesse per la fonte donde son tratte queste immagini: ossia la rivista Pan che usci per cinque anni a Berlino dal 1895 al '900, e che costituì una delle sedi privilegiate di manifestazioni di quell'alta cerchia artistica identificablle con la Secessione berlinese.
Erano tempi in cui tra Art Nouveau e Secessione, cioè tra cultura francese e tedesca, si facevano molto fitti rapporti, gli scambi: quasi embrione di una cultura europea presto sconvolta dai nazionalismi e dalla guerra. Così «Pan» offrirà, in ampio formato e in bella edizione, tutti i contributi integrati di Mallarmé e di Hoffmannsthal, di Maetherlink e di Rilke, di Denis e di Max Klinger, di Liebermann e di Toulouse Lautrec, di Verlaine e di Rimbaud.
Un episodio certo non marginale della cultura di ampio respiro alla fine secolo. In galleria, insieme alle incisioni sulle pareti e nelle bacheche, è visibile un prezioso volume che raccoglie l'ultima annata della rivista.
Quanto al florilegio dei fogli esposti i nomi che spiccano sono quelli ormai quasi familiari dopo il riconoscimento finalmente ottenuto: Max Klinger, con quel Ricordo: un volto tenerissimo che ti guarda scostando furtivamente una tenda, attraverso cui appena si intravvedono esili bianchi tronchi di betulle; Max Liebermann con una scena campestre: donne in raccolta della legna, che riassume da sola tutto un capitolo e forse il più grande, certo il più realistico della tematica di quegli anni. Ma di Liebermann, grande ritrattista, è qui esemplare anche il ritratto di Theodor Fontane, l'autore di Effi Briest.
Da citare due nomi meno noti, di Walter Leistikov con due paesaggi pieni d'ansia e di magia; e quello di Eugen (non Ludwig) Kirchner con una strada di periferia percorsa da gente dannata alla fretta, una versione quasi in accento espressionista di Il mattino e consimili di Boccioni. Ma è anche da citare lo svedese Zorn con una deliziosa Madonna popolana con il fazzoletto annodato sotto il mento, stringendo al petto il suo bimbo.
Da non dimenticare, infine, almeno la scenetta familiare della grande Käte Kollwitz.Elvira Cassa Salvi, Giornale di Brescia, 26 gennaio 1986