Corriere della Sera, 30 dicembre 2016
di Alessandra Troncana
Pignolo, calligrafico, allucinogeno e per niente sympathy for the devil: quando Mick Jagger gli chiese i diritti di una sua incisione per la copertina del nuovo album dei Rolling Stones, negli anni Sessanta, rifiutò con un certo ribrezzo (le sterline non gli servivano: aveva sposato una donna ricca). Maurits Cornelis Escher disegnava scale che si intrecciano senza mai concludersi, uccelli in negativo e positivo e sfere da cui guardare il mondo che sono diventate reliquie pop saccheggiate da cinema, pubblicità e da qualche hippie che le ha stampate sulle t-shirt.
Loro due, come il mago dell’iper-suggestione olandese, vivono tra il limite del visibile e il paradosso del piano: costruiscono utopie. Il «Reale e surreale» di István Orosz e Guntars Sietins è in mostra alla galleria dell’Incisione, in via Bezzecca (Brescia città), fino al 10 gennaio, con una trentina di lavori-illusioni. Sono due virtuosi diversi. Il primo, raffinato e ricercato da musei di tutta Europa, viene dall’Ungheria e usa l’acquaforte. L’altro è lettone e preferisce mezzotinto e acquatinta, di cui è maestro indiscusso. Entrambi, però, intingono la loro arte nel surreale di Escher che trapela nelle biblioteche in cui l’interno si confonde con l’esterno in un gioco di spigoli, o nelle sfere poggiate su un tappeto battuto a macchina in cui si riflettono rami artritici. Nei loro enigmi sulle sue costruzioni ai limiti del possibile non si capisce cosa stia davanti e cosa dietro: come il loro nume tutelare, hanno quello sguardo che sa cogliere la realtà del reticolo geometrico dietro oggetti e architetture, e che riesce a costruire immagini interiori che nemmeno la mente più diabolica riuscirà mai a decifrare.
Alessandra Troncana, Corriere della Sera (Brescia), 30 dicembre 2016