Corriere della Sera, 1 febbraio 2005

«Trentacinque volte Scarpella»

di Francesca Sassoli

Articolo del Corriere della Sera su Scarpella

DA VEDERE / Alla Galleria dell'Incisione un'occasione per festeggiare i 35 anni dell'artista

Brescia, la ricerca ossessiva dell'io in una mostra di autoritratti

BRESCIA Autoritratto. Ritratto di sé. Traccia allo specchio. Calco dell'anima. Il pittore olandese del Seicento, Rembrandt, riproducendosi per oltre settantacinque volte, nell'arco di quarant'anni, ne aveva fatto un'arte nell'arte. Saggio della sua perizia, ma anche mania, ricerca ossessiva del proprio io da analizzare, guardandosi cambiare sulla tela, invecchiare. Antico mito, dalla Sindone ad Oscar Wilde. L'artista Livio Scarpella nella mostra alla Galleria dell'Incisione di Brescia, aperta fino al 6 marzo prossimo, ha deciso di raccontarsi, con ironia e perizia. Sempre se stesso, contesto che continua a cambiare: il suo viso è catturato in 35 autoritratti, 20 tecniche miste, 12 disegni e 2 ceramiche e un bronzo.

La mostra è l'occasione ideale per festeggiare i 35 anni dell'artista, da qui i 35 ritratti. Il tema del numero, anche questa, forma di ossessione matematica, in una rassegna che vuole evidenziare le qualità compositive e quelle di riprodursi dell'artista. Vediamo un uomo con la barba, lo sguardo intenso che va aldilà dello spettatore, proiettato dentro se stesso, impegnato a portarsi fuori, in superficie, Virgilio di se stesso, moderno traghettatore.

Scherza con se stesso, Scarpella, camuffandosi in un ritratto fiammingo, oppure si incastona in una stella medievale blu cobalto e fondo oro, ci sfida da un disegno in matita, si materializza in una maschera angelica di ceramica bianca, oppure in creatura della notte, di ceramica nera. Sempre lui, duplicato per trentacinque volte, lungo i suoi trentacinque anni. Ci viene da chiederci se fra questi doni variopinti e imprevedibili – e che giocano a rimpiattino l'uno con l'altro – esista l'anno zero, quello in cui l'artista identifica la sua prima età e, di contro, se ci sia il trentacinquesimo, quello che lo pone nello stesso tempo e nel medesimo spazio di chi lo osserva.

Lo Scarpella contemporaneo, di adesso, è quello riflessivo, con un maglione collo alto rosso, oppure è il volto che sbuca da un fondo azzurro cielo, o è quello che sporge da una chiazza di un grigio più chiaro, forma che sembra emergere da una pozzanghera? L'importanza non è la risposta, ma è la saggezza di stare a guardare e, farsi guardare. Noi, spettatori, ritratti di ritratti all' interno di un'enorme tela.

Francesca Sassoli, Corriere della Sera (Brescia), 1 febbraio 2005

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