22 Novembre 2002

I trent'anni della Galleria dell'Incisione

di Chiara Padova Fasser

Come spesso accade ho cominciato il mio lavoro per una contingenza, l’incontro con un gallerista di Milano, Elio Palmisano, in occasione di una mostra dell’amico Giuseppe Gallizioli.
Avevo avuto dai miei genitori stimoli importanti che mi avevano abituata fin dall’infanzia all’attenzione per l’arte, stavo conducendo studi universitari nel settore e, dopo molti dubbi perché avevo due bambine piccole e temevo di non avere tempo sufficiente, ho aderito all’idea di fare questa esperienza e ho aperto a Brescia una succursale della Galleria dell’Incisione di Milano.
Era il 1972.
Non sapevo che questo sarebbe stato il lavoro della mia vita e che col procedere degli anni avrebbe avuto una crescita progressiva ma costante, grazie anche a molti incontri fortunati.
Dopo gli anni di lavoro diviso e organizzato con Palmisano ho continuato da sola l’attività. Fondamentale era stato nel frattempo conoscere Emilio Bertonati e, attraverso le sue mostre e i suoi studi, venire a contatto con uno specifico periodo della storia dell’arte, quello della mitteleuropa dell’inizio del XX secolo. La collaborazione di questo gallerista illuminato, in anticipo sui tempi e sulle mode, ha indirizzato fin dall’inizio le mie scelte e mi ha permesso di portare a Brescia mostre di grande importanza storica e autori straordinari come Hubbuch, Klinger, Schlichter, Meidner, Tübke, Martin, Meidner e altri, all’epoca quasi sconosciuti in Italia.
La risposta della città a queste proposte è stata inizialmente tiepida, ma la perseveranza nell’indagine ha avuto nel tempo riscontri e conferme da parte della critica e del pubblico.
Parallelamente ho proposto mostre di artisti contemporanei, noti e ignoti, scegliendoli tra quelli che mi convincevano per l’autenticità dell’espressione e per la qualità della tecnica.
Dagli inizi degli anni Ottanta la xilografia giapponese, scoperta come una delle fonti ispiratrici degli artisti delle seccessioni europee, è diventata a sua volta oggetto di mostre monografiche o collettive (Hiroshighe-Kunisada, Surimono, Immagini del mondo fluttuante, Hokusai: le cento vedute del Fuji) inedite per Brescia.
Due sono state le mostre fotografiche: “Bestie” di Ferdinando Scianna e “Cane quotidiano” di Andrea Micheli.
Per festeggiare i trent’anni della galleria ho scelto un tema frequente nell’iconografia di tutti i tempi, il ritratto, come filo conduttore di un tentativo di riassunto del lavoro dei trent’anni della galleria; i ritratti esposti sono infatti quasi tutti opere di artisti che ho proposto, nel corso delle 200 mostre organizzate, dal 1972 al 1986 nella sede di corso Matteotti, dal 1986 ad oggi nella attuale di via Bezzecca.

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