Corriere della Sera, 27 maggio 2003

«Velasco, colore e sentimento»

di Ermanno Krumm

BRESCIA - Il mezzo più immediatamente impressionabile, in arte? La carta. Con acquarello, tempera, china. È naturale: basta appoggiare il pennello, e un segno è lì, indelebile (perché sulla carta non si corregge come si fa sulla tela), fresco e seducente come sanno tutti i genitori che collezionano gli scarabocchi dei loro bambini. All'inizio si richiede solo spontaneità e naturalezza. Poi, se si vuole continuare da grandi e diventare artisti, sono necessarie altre doti speciali. E specialissima è quella di Velasco, nato nel 1960 sul lago di Como, a Bellano, figlio del pittore Giancarlo Vitali. Chiunque veda un lavoro di questo poco più che quarantenne non può non riconoscerne la mano. Tratto sicuro, colori forti, effetti sapienti. Velasco, insomma, è un pittore nato. Non di quelli che si nascondono dietro un'astrazione facile (sempre uguale nei decenni) per coprire una mancanza assoluta di sensibilità.

Una prova? Basta prendere le circa 70 opere su carta in mostra a Brescia (e in contemporanea a Roma, allo Studio Gobbi).
Una tartaruga, una medusa, un portale, una spiaggia con delle cozze, una razza, uno schizzo di nudo, un gruppo di case, un villaggio sul mare, un volto di donna o di uomo, una palma, una strada, un grattacielo, un porto, degli scavi archeologici: sono questi i temi che, di volta in volta, offrono l'occasione per una bella resa pittorica. E Velasco non se ne lascia sfuggire una. Gli spunti sono infiniti: il blu dell'acqua, il rosso del cielo, l'abbaglio della sabbia, la morbidezza di un corpo, il guizzo di una scala nella pianta di una villa romana.

Tanta versatilità, in lui, non è certo nuova. Fin dagli esordi, l'artista comasco ha lavorato sul paesaggio e sulla figura con uguale facilità. Lo si è visto nei primi anni 90, quando ha partecipato a una mostra dedicata ai ritratti e ha «illustrato» un libro di Giovanni Testori che, subito, ha apprezzato il piglio disinvolto del giovane. E, ancora, quando ha fissato sulla carta le impressioni del suo lago, ritraendo lunghe vele su scafi colorati.

Vincitore del premio Michetti (1996), alla fine del decennio Velasco entra nel gruppo di artisti figurativi che si raccoglie intorno a un critico coetaneo, Alessandro Riva. Con un suo scritto, ora, presenta un gruppo di opere recenti. La passione per il paesaggio, qui, si fissa sempre più sulle coste mediterranee, in lussureggianti spaccati del Sud.

Ermanno Krumm, Corriere della Sera, 27 maggio 2003

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