20 Ottobre 2003
di Vladimir Pajevic
Tanto tempo fa, quando il mondo era ancora giovane, governato dalle imperfette regole degli dei e popolato da strani esseri, nei boschi del Monte Pelio cacciavano i Centauri, metà uomini e metà cavalli, discendenti dal re Lapita Ixione e figli mostruosi d’un capriccio del supremo signore d’Olimpo.
In quei tempi, quando lo spettacolo Divino della creazione era ancora incompiuto, la loro forma, pericolosa e provocatoria, celava il desiderio dell’uomo di essere coprotagonista degli accadimenti del Grande Tempo primordiale, partecipe della cosmogonia dove eventi falsi o immaginari originati dalle ineffabili forze sovrannaturali vestivano di immagini e di simboli le future mitologie.
Nel bestiario di questo mondo inventato, il Centauro era, con il suo corpo plasmato alla perfezione, l’archetipo dell’armonia fisica. Al contrario, il suo carattere selvaggio e irascibile e le sue strane abilità di taumaturgo lo ponevano come mediatore nei complessi rapporti fra gli uomini e gli dei, partecipe delle loro strane alleanze, gelosie e dispetti.
Era destinato ad estinguersi e scomparire in un preciso momento, quando, non avendo più mansioni da compiere, lasciò per mano di Ercole il mondo degli Elleni, senza arrestare però il suo cammino nella memoria collettiva per rimanere figura chiave dell’universo onirico.
Così il Centauro, dall’urna dei ricordi mitologici, custode dei misteri dionisiaci, bello e immortale, tenta di sedurre il suo improbabile cacciatore in uno spazio sacro e immutabile dove tutto è ancora possibile. Con un po’ di fortuna in quest’avventura segreta, il magnifico mostro misterioso, non accorgendosi di essere per sempre estinto, potrà forse irrompere con il suo galoppo limpido nel nostro mondo profano e temporale.
N.B. Nel tentativo di suggerire il Centauro con veridicità ho fatto libero uso della comune eredità di Leonardo, Stubbs, Vesalius e Muybridge, spero con buon esito.
Vladimir Pajevic, settembre 2003
Il testo è pubblicato in Vladimir Pajevic. Centauri, catalogo della mostra, Galleria dell'Incisione, Brescia 2003